Si arricchisce di nuovi dettagli la vicenda della spettacolare fuga di Marco Raduano, noto capo clan di Vieste evaso dal carcere di Foggia lo scorso febbraio. Nella serata di ieri, le forze dell’ordine hanno fermato un presunto complice del boss durante un controllo nei pressi dell’istituto penitenziario. L’uomo, di cui non sono state rese note le generalità, sarebbe accusato di aver fornito supporto logistico a Raduano durante i primi giorni della latitanza.
Secondo quanto emerso dalle indagini, il complice avrebbe messo a disposizione una cantina nei pressi del carcere come rifugio temporaneo, garantendo al boss un luogo sicuro per organizzare i successivi spostamenti. Gli inquirenti stanno analizzando il ruolo del sospetto all’interno del clan, cercando di ricostruire la rete di protezione che ha permesso a Raduano di rimanere in libertà per mesi.
Un’evasione clamorosa
La fuga di Marco Raduano aveva sollevato molte polemiche per le evidenti lacune nella sorveglianza del carcere. Le immagini di sorveglianza mostravano il boss calarsi agilmente dalle mura della struttura, sfruttando lenzuola annodate, in una scena che sembrava tratta da un film. La sua evasione ha messo in evidenza problemi strutturali e di personale all’interno del sistema penitenziario italiano.
Lotta al crimine organizzato
Il fermo del presunto complice rappresenta un passo avanti nella lotta contro la rete criminale legata a Raduano. Le forze dell’ordine continuano a monitorare il territorio per individuare eventuali altri fiancheggiatori, mentre proseguono le operazioni per la cattura del boss, che rimane latitante.
La Procura di Foggia ha confermato che l’indagine è tuttora in corso, e nuovi dettagli potrebbero emergere nelle prossime settimane. Intanto, il fermo di ieri riaccende i riflettori sul controllo delle attività illecite nel Gargano, una delle aree più colpite dalla criminalità organizzata in Puglia.