Le riserve idriche della Capitanata sono ai minimi storici: solo 78 milioni di metri cubi d’acqua negli invasi su una capacità di oltre 330 milioni. Mentre gli agricoltori lanciano l’allarme, le risposte politiche tardano ad arrivare.
Crisi idrica in Capitanata: i numeri di una catastrofe annunciata
La Capitanata sta affrontando una delle peggiori crisi idriche degli ultimi decenni. I dati aggiornati al 10 marzo 2025 mostrano un quadro allarmante: gli invasi della provincia di Foggia contengono solo 78 milioni di metri cubi d’acqua, a fronte di una capacità totale di 331,9 milioni. Un calo drastico dovuto alla scarsità di piogge e alla gestione poco lungimirante delle risorse.
A pagarne le conseguenze più gravi è il comparto agricolo, pilastro dell’economia locale. La carenza d’acqua rischia di compromettere irrimediabilmente la stagione produttiva, con ripercussioni su raccolti e allevamenti.
Agricoltura in ginocchio: l’allarme degli esperti
Il Consorzio per la Bonifica della Capitanata ha lanciato un appello alle istituzioni affinché si intervenga con misure urgenti per evitare il tracollo del settore primario. Il presidente Giuseppe De Filippo e il vice presidente Angelo Miano sono oggi a Bari per partecipare alla seduta del Consiglio Regionale dedicata all’emergenza idrica.
Ma il grido d’aiuto sembra cadere nel vuoto. Il consigliere regionale Antonio Tutolo denuncia l’immobilismo della politica:
“Da mesi chiediamo interventi concreti, ma continuiamo a ricevere risposte vaghe. Gli agricoltori sono lasciati soli di fronte a una crisi senza precedenti.”
Mancanza di programmazione e ritardi nelle infrastrutture
La crisi attuale non è solo il risultato della siccità, ma anche di una gestione inefficiente della risorsa idrica. Gli invasi pugliesi non vengono sfruttati al massimo delle loro potenzialità a causa di:
🔹 Ritardi nella manutenzione delle dighe e degli impianti di irrigazione.
🔹 Mancanza di investimenti in infrastrutture moderne per il recupero e il riutilizzo dell’acqua.
🔹 Sprechi e dispersione idrica dovuti a reti obsolete.
Secondo gli esperti, la soluzione non può essere solo emergenziale, ma deve prevedere una pianificazione a lungo termine, con fondi dedicati alla modernizzazione degli impianti e alla gestione sostenibile dell’acqua.
Quali soluzioni? Le proposte per uscire dalla crisi
Mentre le istituzioni discutono, il mondo agricolo propone soluzioni pratiche:
✅ Investimenti in impianti di desalinizzazione e recupero delle acque reflue.
✅ Creazione di un piano di emergenza per distribuire equamente le risorse idriche disponibili.
✅ Sostegno economico agli agricoltori per affrontare i danni causati dalla siccità.
Ma il tempo stringe. Senza interventi immediati, la Capitanata rischia di vedere compromesso uno dei suoi asset più importanti: l’agricoltura.
Conclusioni: il futuro della Capitanata passa dall’acqua
L’emergenza idrica in Capitanata è il risultato di un mix esplosivo tra cambiamenti climatici e cattiva gestione delle risorse. Se non si interviene subito con un piano strategico, il rischio è quello di assistere a una crisi economica e sociale senza precedenti.
Le istituzioni ascolteranno il grido d’aiuto degli agricoltori o sarà l’ennesima emergenza gestita con soluzioni tampone?